Da circa un mese sto lavorando ad una ricerca, in collaborazione, che riguarda uno dei luoghi più misteriosi e visitati della Sardegna.
Andando ad approfondire alcuni aspetti di rituali tuttora perpetrati nel luogo, mi sono trovata a dover indagare i Misteri Eleusini e, di conseguenza, la figura di Orfeo.
La prima analisi è stata quella etimologica ed ho riscontrato che non vi sono certezze linguistiche sul nome di questo personaggio mitico e misterioso.
“Deriva dal nome greco Ορφεύς (Orpheus), di origine sconosciuta; sulla sua etimologia sono state avanzate varie ipotesi, tra cui quelle che lo ricollegano ad ορφνη (orphne, "oscurità della notte", quindi "oscuro") oppure ad ὀρφανός (orphanós, "orfano", "solo"), ma è altresì possibile che sia di origine non greca “ (Wikipedia)
Munita del mio fido dizionario delle lingue indoeuropee di Franco Rendich sono andata a verificare alcune corrispondenze che mi hanno incuriosita.
L'etimo di “orfano”, uno dei significati apposti al nome Orfeo, dice che potrebbe derivare dal sanscrito arbhas, che significa piccolo o arbhakas, fanciullo.
Leggendo il mito, però, non ho trovato apprezzabili corrispondenze con questa interpretazione.
Il mito di Orfeo racconta, in breve, che egli era un trace e nacque dall'unione della musa Calliope con il re Eagro o, talvolta, col dio Apollo. E' ricordato per la sua arte musicale e canora con cui sapeva incantare ogni regno della natura.
Nelle Argonautiche fu lui a distrarre le sirene e permettere che il viaggio potesse proseguire e durante la discesa nell'Ade, per recuperare l'anima di Euridice, la moglie defunta dopo essere stata morsicata da un serpente, incanta le Erinni, Cerbero e lo stesso Ade ottenendo la liberazione della moglie.
Il patto era che non avrebbe dovuto voltarsi fin quando non fossero usciti entrambi dall'Ade ma egli non resistette e si voltò a guardare la moglie riconquistata che, immediatamente, scomparve.
A Orfeo fu vietato di rivedere la moglie e i suoi canti divennero lamenti inconsolabili.
Le Baccanti di Tracia, non sopportando il fatto che egli si rifiutasse di scoprire i piaceri della vita e di continuare ad onorare Dioniso (pare infatti che fosse un suo adepto), lo uccisero e smembrarono gettando i pezzi del suo corpo nei campi e la testa nel fiume.
Ritengo questo mito illuminante per la mole di informazioni intrinseche che contiene, tutte riconducibili a tecniche sciamaniche ma in questo articolo vorrei soffermarmi sull'origine misteriosa del nome del protagonista.
Poichè l'antica lingua, ora estinta, della Tracia, faceva parte delle lingue indoeuropee, ho cercato di individuare, sillaba per sillaba, il probabile significato del nome Orfeo che riconducesse, almeno, ad una delle funzioni attribuite al personaggio.
Dal Rendich abbiamo che ar, al, ir, īr, ur, er, or da ṛ significa muovere verso l’alto, sorgere, alzarsi, innalzare, sollevare, crescere, far crescere.
Bh - a , corrispondente al greco ph ha il significato di irradiare, manifestare, apparire e
us è crea [u] forti legami [s], fiamma, fuoco.
Dunque un probabile significato del nome Orfeo potrebbe essere colui che sorge e irradia fuoco e si può dedurre che probabilmente non sia il nome attribuitogli dai suoi genitori ma quello derivato dalla sua discesa e risalita dagli inferi.
E' una mia interpretazione, ovviamente ma mi sembra attinente con il tornare fuori dalla terra (sorgere) e col fuoco della passione che animò non solo il coraggio della discesa nell'Ade ma anche la successiva mancanza dell'amata che non riuscì a liberare o riferito al rinnovato vigore e forza che contraddistingue un iniziato ai poteri sciamanici.
La conseguenza della sua mancanza di obbedienza gli procurò uno smembramento e, come avviene nell'omonimo rituale sciamanico, dopo tale atto il corpo viene ricostruito e l'iniziato risorge con un nuovo nome. (Il mio articolo dedicato allo smembramento sciamanico qui)
Del resto, la discesa nel mondo di sotto non è l'unico tratto sciamanico che caratterizza la figura di Orfeo.
Innanzitutto il luogo di provenienza, la Tracia, è direttamente collegata con le radici dello sciamanesimo uralo – altaico e l'avergli attribuito la nascita dalla musa Calliope, ispiratrice della poesia, non fa che rafforzare la caratteristica sciamanica del narratore di storie salmodiate.
Orfeo suonava la Lira, strumento che pare sia stato inventato da Hermes quando, scendendo in una grotta, trovò una tartaruga e sul carapace appose quattro o sette corde di budello di pecora o nervo di bue.
Anche la discesa di Hermes nella grotta è d'ispirazione sciamanica, come l'intuizione della realizzazione della Lira.
Non è raro che gli spiriti indichino all'iniziato come realizzare strumenti musicali in grado di richiamare, attraverso le onde vibratorie del suono, gli stessi durante la trance.
Del resto nello sciamanesimo mongolo – siberiano ancora oggi vengono utilizzati, oltre al classico tamburo, anche diversi tipi di strumenti a corde. (Trovi il mio articolo dedicato agli strumenti sciamanici qui )
E la serie di Inni attribuiti ad Orfeo (anche se non è certo sia stato proprio lui l'autore di tutti gli Inni) sono invocazioni degli spiriti della creazione tutta, allo stesso modo delle invocazioni sciamaniche centro asiatiche.
In un antico documento, il Papiro di Berlino n. 44 del II sec. a.C. si trova scritto infatti che “Orfeo era figlio di Eagro e di Calliope la Musa poi il re delle Muse Apollo lo ispirò, per cui posseduto dal dio compose gli inni che Museo, corretti pochi versi, mise in forma scritta.”
Quello che sembra accertato è che Orfeo, (probabilmente sacerdote di Dioniso prima della discesa nell'Ade, anch'esso trace), portò un insegnamento rivoluzionario nella Grecia arcaica che sopravvisse fino al VI sec. d. C.
E, per infittire il mistero attorno alla figura di Orfeo, nel museo di Berlino, oltre al Papiro sopra citato, si trova anche un sigillo in cui è rappresentato un corpo in una croce, attorno alla quale stanno sette stelle e sopra la croce un crescente di luna. Ai due lati della croce si legge Orfeo Bakkikos che ci ricorda un altro famoso risorto.
Cosa ha a che fare il mito di Orfeo con quello cristiano?
La spiegazione, oltrepassando i dogmi imposti dalla religione, potrebbe essere molto semplice ed intuitiva ma preferisco continuare questa indagine finendo sicuramente nella stessa palude in cui coesistono i ricercatori della misteriosa origine del mito orfico e senza speranza alcuna di svolgere la matassa frammentaria del tempo.
Ma non è nell'antica Grecia o nella vicina Tracia che voglio continuare la mia indagine, bensì percorrere la via borea che conduce alle pendici di montagne di nevi perenni e agli ingressi di antri oscuri...
Vi lascio un' anticipazione del prossimo articolo...
“Di Mnemosine è questo sepolcro. Quando ti toccherà di morire
andrai alle case ben costruite di Ade: c’è alla destra una fonte,
e accanto a essa un bianco cipresso dritto;
là scendendo si raffreddano le anime dei morti.
A questa fonte non andare neppure troppo vicino;
poi di fronte troverai fredda acqua che scorre
dalla palude di Mnemosine, e sopra stanno i custodi
che ti chiederanno con il loro spirito severo
cosa vai cercando nelle tenebre di Ade rovinoso.
Di’ loro: Sono figlio della Terra e del Cielo ricco di stelle,
sono arso dalla sete e muoio; ma datemi subito
la fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine.
E si prenderanno pena di te per volere dei giudici di sotterra;
e sicuramente ti lasceranno bere le acque di Mnemosine;
e infine percorrerai una lunga strada, quella stessa sacra che altri
misti e iniziati a Bacco percorrono ricchi di gloria”.
(Laminetta trovata ad Ipponio; Colli, I, pp. 173-175)
Grazie per l'attenzione
La ricerca continua, ci vediamo nel prossimo articolo!
Monica