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Shambala: esiste davvero?

2022-11-07 14:01

Monica Benedetti

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Shambala: esiste davvero?

“Da qui, si va verso Irtys e Argon. Dopo un viaggio difficile fra fiumi, se non si perde la strada, si arriva ai laghi di sale...

Quando ho cominciato ad approfondire le mie informazioni sulla Mongolia, per scrivere il romanzo Sarana il giglio della steppa ho scoperto un luogo curioso che mi ha fatto tornare in mente un periodo del mio passato in cui ho svolto delle ricerche sulla mitica città di Shambala.

 

La leggenda di questa terra di pace e prosperità si perde nella notte dei tempi. Ne hanno parlato nei testi del buddhismo tibetano, in alcuni testi indiani shivaiti e, ho scoperto, anche in testi relativi a storie e leggende russe e mongole.

 

Secondo quest'ultima popolazione il mitico regno era ubicato tra Siberia e Mongolia.

 

Nei primi del novecento in una rivista annuale della società geografica russa, è apparso un articolo dal titolo "Il viaggio dei Cosacchi degli Urali nel regno di Blovodye" scritto da un certo Korolenko, esploratore che raccontava di diverse spedizioni nella zona degli Altay.

 

Più tardi, Nikolaj Konstantinovič Rerich, conosciuto in Occidente come Roerich l'esploratore e l'artista, impiegò quasi tutta la sua vita nella ricerca della mitica Blovodye, tanto strettamente collegata a Shambala.

 

Egli, infatti, sosteneva che Blovodye si trovasse nella zona dei monti Altaj, tra Siberia e Mongolia e che fosse uno degli ingressi per Shambala. Così descrisse l'itinerario partendo dai monti Altaj:

 

“Da qui, si va verso Irtys e Argon. Dopo un viaggio difficile fra fiumi, se non si perde la strada, si arriva ai laghi di sale. Questo percorso è molto pericoloso! Molte persone sono già morte, ma se si sceglie il momento giusto, sarete in grado di attraversare questi luoghi pericolosi. Poi si arriva alla montagna Bogogorsh. Da qui, inizia un percorso ancora più pericoloso per Kokushi. Dopo, si prende il sentiero sulla stessa Ergor e si segue fino alla terra di neve. Qui, nel più alto dei monti, vi è una valle sacra. Questo è Belovodye”.

 

L'Irtys, letteralmente fiume bianco si snoda come un serpente per 4248 Km partendo dalle sue sorgenti dalla Cina nordoccidentale, nel versante dell'Altay mongolo e giungendo a sfociare nel fiume Ob presso la città russa di Chanty-Mansijsk.

 

E i laghi di sale descritti da Roerich sono quelli dei monti Altay, dei quali uno in particolare, il lago Burlinskoe è una forte attrazione turistica poiché si colora, nei mesi estivi, di rosa lilla oltre ad essere una delle più grandi riserve di sale della Russia.

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Il resto del percorso non è stato identificato ma la montagna più alta, riferentesi ai monti Altaj è il picco del Belukha dove i turisti e i pochi residenti della valle giurano di vedere strani fenomeni celesti come arcobaleni globulari, fasci di luce che si dipartono dalla montagna e globi luminosi.

 

Di racconti e testimonianze è intrisa la storia di questi luoghi reconditi e ancora pressochè sconosciuti.

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Ci fu anche chi, come il famoso esploratore Nikolay Mikhaylovich Przhevalsky di cui oggi porta il nome l'antica Karakol, la famosa città della via della seta in cui si mercanteggiavano animali, sosteneva che fosse nel Gobi il luogo in cui cercare Belovodye.

 

Ragione o meno, alla fine degli anni 80 del secolo scorso sono stati rinvenuti dagli archeologi, nella zona del Tarim, mummie perfettamente conservate di più di cento persone con fattezze decisamente occidentali.

 

Già Plinio il vecchio riportava l'esistenza nella zona di persone alte con gli occhi e i capelli chiari che possedevano conoscenze all'avanguardia per l'epoca e, in effetti, potrebbe essere stato lo stesso popolo che ha portato l'uso della ruota e della metallurgia.

 

La somiglianza, poi, di queste mummie con la contemporanea scoperta di corpi perfettamente conservati sotto il permafrost nell'altopiano di Ukok nei monti Altaj fa pensare all'espansione, in tempi molto remoti, di questo popolo ancora di dubbia provenienza.

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E, durante le mie ricerche in terra mongola, proprio nel Gobi ho scoperto l'esistenza di un luogo chiamato Shambala in cui insistono 108 stupa e un piccolo tempio dei lama rossi (Agni) dove i pellegrini si ammassano per ottenere la possibilità di entrare, attraverso preghiere e percorsi sacrificali che siamo abituati a vedere a Compostela o a Lourdes, oltre la porta del regno nascosto, della meravigliosa Terra degli Dei.

 

Il monastero di Uvurbayasgalant Khamriin Khiid fu fondato nel 1818 dal famoso educatore mongolo e figura letteraria del 19° secolo Danzanravjaa, Dogshin Noyon Khutagt del Gobi - "Terribile Nobile Santo del Gobi".

 

Era unico nella Mongolia del 19° secolo come luogo in cui le donne ricevevano maggiore rispetto e privilegi rispetto agli uomini.

Riflettendo una qualità liberale, Danzanra ha composto la canzone Ulemjiin Chan (Qualità della grandezza) che è una lode alle donne .

 

A nord del monastero ci sono una serie di grotte dove i monaci praticavano esercizi yogici e meditazione in isolamento per 108 giorni alla volta, indurendo i loro corpi mentre si espandevano i loro poteri fisici e spirituali.

 

Al suo apice, il monastero di Khamar era costituito da quattro sezioni principali: Khuree orientale, Khuree occidentale, Tsokhon e Duinkher – che comprendeva quattro college (Datsan) e la scuola per bambini. Contava più di ottanta templi e una popolazione residente di oltre cinquecento lama. Fu completamente distrutto dai militari russi nel 1938 durante l'epurazione religiosa della Mongolia.

 

La parte più interessante dell'antica Khamriin Khiid era Khoid Shambala (paradiso settentrionale), il luogo sacro per il popolo mongolo oggi ricordato con una processione di tre chilometri su una collina in cui sono dislocati degli oovo dove i pellegrini lasciano offerte e preghiere sicuri di essere esauditi.

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(Monastero di Shambala – Mongolia – nei pressi della città di Sainshand. Deserto del Gobi https://m.facebook.com/Country.Voyage/photos/shambhala-khamar-monastery/557531481000205/)

Che cosa spinge migliaia di visitatori in luoghi così reconditi e difficli da percorrere? Sono solo credenze immaginarie o possiamo dedurre che ci sia qualcosa di più concreto ma non ancora scoperto?

 

Negli anni 60 del novecento in Turchia è venuta “alla luce” Derinkuyu, una sorprendente città sotterranea scavata su almeno 20 livelli con una profondità di oltre 85 metri. La città ospitava circa 20000 persone, era dotata di un sistema di ventilazione, di pozzi per l'acqua, di molte cucine e camere da letto, una chiesa, una scuola, una cantina per la produzione di vino e olio e un adeguato numero di bestiame.

 

L'ingresso era custodito da enormi pietre e quello che più sorprende è l'esistenza di ulteriori passaggi che si snodano per chilometri sotto terra e ancora non si sa dove conducano.

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Il paragone con i racconti dei depositari del sapere dei nativi americani è impressionante.

 

Essi infatti sostengono che esiste un popolo che chiamano uomini formica vivente nel sottosuolo che nei periodi ciclici in cui l'uomo si trova troppo vicino all'autodistruzione permettono l'ingresso ai puri (cioè a coloro che si sono distinti per pensieri ed azioni costruttive e non distruttive) per salvarli dall'automassacro.

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(Disegno sulla sabbia dei nativi americani che rappresenta un individuo del popolo sotterraneo. https://simbolisignificato.it/simboli-nativi-americani/pitture-di-sabbia-navajo)

La leggenda di Shambala prosegue dicendo che ogni 100 anni 7 persone della superficie vengono “chiamate” per recarsi nel regno sotterraneo ed imparare lezioni importanti per l'evoluzione.

 

Sei di queste persone vengono poi invitate a tornare in superficie e diffondere gli insegnamenti e una di loro rimane nel regno di sotto e viene istruita a diventare un maestro immortale.

 

Considerando il momento storico che stiamo attraversando sarebbe quantomeno auspicabile che il demone rimasto nel vaso di Pandora, chiamato Speranza, fosse finalmente liberato e i miti divenissero realtà così da condurre l'incertezza del futuro nella via della possibilità lontana dall'estinzione.

 

Ma forse, come le leggendarie Shambala e Belovodye, quest'ultima affermazione è solo la mera utopia suggerita da un demone.

 

Grazie

 

Monica